Il viaggio.
Lungo quanto può essere grande un grappolo di numeri, 30.000, 26.203, 4 che poi sono i mesi. Lungo, non quanto una vita, sempre troppo breve, ma quanto può esserlo solo un ricordo tra i ricordi.
In “Ricordo del comandante O” è un viaggio molto interiore e difficile da descrivere, lo si può leggere e se ne può sentire gli echi, oggi leggeri quanto l’acquerello che li racconta. Ieri, è la figura di Ferrucio che ne rappresenta con grande serenità il percorso.
Un ricordo fatto per immagini, uno scrivere con la luce il percorso di un racconto che esplicita se stesso con il naufragio dell’Ulisse:
” Una sola paperella, catalogata con il numero 26.203, entrò nello stretto di Gibilterra. Dopo una sosta di alcune settimane nel vortice del Mare di Albaran, tra Malaga e Melilla, si lasciò prendere dalla corrente atlanto-jonica diretta verso l’Egeo meridionale. Poi seguì un branco di pesci Spada che andava incontro a probabile morte tra Scilla e Cariddi.
Uscita dallo stretto di Messina, si inserì nel vortice del Tirreno Meridionale e, giunta all’altezza del Golfo di Napoli, imbocco il passaggio tra Capri e Punta Campanella. Fu semplice raggiungere, infine, una delle spiagge del litorale di Napoli. “
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