Guardiagrele in provincia di Chieti è un piccolo borgo arroccato che è pieno di storia, anche di “storia patria” che con grande esempio di civiltà i cittadini hanno voluto stigmatizzare in una epigrafe a lato della casa comunale che è anche museo delle genti e, quindi, della storia di questa comunità. Ma il piccolo comune, ai giorni d’oggi, dismessa la vocazione della oreficeria e della lavorazione del ferro ha avuto in un pasticciere il suo campione che lo ha fatto assurgere agli onori del piacere …quelli di gola. Le Sise di Monaca! che il monastero rimase per lungo tempo l’unica risorsa del paese, ed ecco che trovandoci di strada e con una “piccola” deviazione parcheggiamo in largo “Casamicciola” (un toponimo che è tutto un programma) ed andiamo alla ricerca delle SiSe.
Il paese in festa, ma senza clamori, le rare persone che lo attraversano affrettano il passo ed il loro chiacchiericco ci consegna la conoscenza dell’evento, nuziale.
Delle SiSe nisba, niente, tutte prenotate per il rinfresco da offrire agli invitati. Non ci resta che girovagare per il paese, arrivare alla casa comunale e, per me, di armare la reflex con un medio tele.
Ed ecco la storia, una cerimonia nuziale laica, semplice ed allegra. Sicuramente una coppia ricostruita, due figli, un maschietto adolescente ed un infante venuto al mondo solo da pochi giorni …entrambi belli di loro, della loro età, del paese che li vede crescere. E giù a tirare foto …un dietro le quinte che però racconta una storia fatto di Hogan e calzini avion al piede dello sposo e dalla semplice e spontanea bellezza della sposa e madre e nuovamente puerpera che, alfine, mostra l’anulare inanellato da una, ritengo, rincorsa ed ora raggiunta aspirazione, una vera nuziale quale suggello manifesto di una condizione sociale.
Subito dopo il breve rinfresco nel bar della piazza tutti, e dico tutti, nelle proprie abitazioni per il pranzo del giorno di festa, il settimo giorno, la Domenica.
©AèQ
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