La tissotropia di San Gennaro
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Ogni anno il presunto sangue di San Gennaro si liquefa nel Duomo di Napoli, fedeli e autorità ecclesiastiche gridano puntualmente al miracolo. Oramai è più un’abitudine che altro, un rito periodico ed un po’ stanco a cui tutti abbiamo più o meno fatto il callo. Così come abbiamo fatto il callo alla disaffezione verso il nostro naturale senso critico. E’ più facile credere in qualcosa di probabilmente inspiegabile che non provare a porsi qualche domanda su qualcosa di spiegabilissimo
Molti avranno letto o ascoltato le razionali spiegazioni sulla liquefazione del presunto sangue di San Gennaro. E’ sempre bene ribadire, anche solo per stimolare il senso critico.
Sangue “presunto” perchè innanzitutto non è sangue, è un composto di ferro semisolido che diventa più fluido “se sottoposto a una sollecitazione meccanica, come piccole scosse o vibrazioni, tornando allo stato precedente se lasciati indisturbati”. Questo processo, comune, ma spesso poco conosciuto e considerato, è chiamato Tissotropia.
Stiamo esercitando un processo tissotropico quando scuotiamo il Ketchup che da semisolido diventa improvvisamente fluido. Oppure quando maneggiamo un barattolo di vernice solidificata. Questo è ciò che succede all’interno delle due bottigliette di San Gennaro.
Un trucco. Molto probabilmente quel composto è stato creato nelle botteghe d’arte del 1300 per altri scopi decisamente meno alti e sicuramente più onesti. Il composto riprodotto in laboratorio dal Cicap contiene: “l carbonato di calcio, presente ovunque, per esempio nei gusci d’uovo, che ne sono una fonte pura al 93.7%; il sale comune; l’acqua. Il quarto e’ il cloruro ferrico.” Dalle indagini svolte si è scoperto che il cloruro ferrico era presente in natura sul Vesuvio o su altri vulcani attivi. Quindi facilmente reperibile da curiosi artisti o alchimisti.