Nonostante l’amenità del luogo, isolato ed arroccato in alto, si intuisce che Pontone non sia un posto qualsiasi. E non è solo la vicinanza con la Repubblica marinara di Amalfi o le rovine della imponente cattedrale di Sant’Eustachio a suggerirci un glorioso passato. C’è qualcosa di più. Chi è abituato ad osservare ed è curioso, noterà alcuni particolari singolari. La strana forma della piazza ed una colonna sul muro dell’omonima chiesa. Direte voi: che c’è di strano in una colonna di una chiesa medioevale? Nulla, se non fosse che è messa in orizzontale, con un angolo di 90 gradi rispetto al muro. Mi sono messo a cercare notizie ed ho scoperto che nel medioevo Pontone era sede di una potente corporazione di lanaioli, i quali prelevavano la merce grezza dalle navi amalfitane e la trasportavano a dorso di mulo fino in paese, inerpicandosi nella valle. In Piazza San Giovanni, che ha la forma di una grande vasca, la lana veniva lavata e trattata la lana allagando proprio la piazza medesima; e di acqua qui ce ne è sempre stata in grande quantità. Quanto alla bizzarra colonna, questa non è un elemento architettonico, bensì un riparo… e non dall’acqua! Il mistero è svelato da un abitante del luogo al Prof. Giacomo Ricci, da cui ho attinto la notizia e di cui cito la fonte: “Tanti secoli fa, la corporazione era un’istituzione per gli Scalesi. Tutto era governato dai maestri lanieri. Tutta la vita civile. La Corporazione difendeva Scala, i cittadini, le donne, provvedeva a prestare qualcosa di soldi a chi si trovasse in difficoltà e alla dote delle ragazze da marito e anche a chi chiedeva asilo politico. Chella meza culonna serviva proprio a questo. Chi era perseguitato, da chiunque, da nu rre, dalla legge di un ommo putente, si metteva sotto ‘a culonna. Che aveva la funzione di un portico, che copre da sempre un territorio protetto. Accussì il perseguitato di turno era al sicuro. Non lo potevano toccare. Era entrato sotto la protezione della Lana. Si affidava alla Corporazione dei lanaiuoli di Scala. E loro gli assicuravano giustizia. Con il loro tribunale, nella loro terra, dentro la chiesa che era il nostro luogo pubblico, il nostro tribunale, la nostra casa di scalesi, veniva giudicato in maniera imparziale. E se lo meritava godeva della protezione di tutta la popolazione. Alla faccia dei potenti della terra. Hai capito mo’ professo’ perché chella culonna per noi è importante? E’ il simbolo del nostro popolo, della nostra memoria, della nostra libertà”. (IL MIRACOLO DELL’ACQUA la valle dei mulini di Amalfi – Giacomo Ricci). Quella mezza colonna delimitava uno spazio, al di sotto del quale era valido il “diritto di asilo”.
Frazione del comune di Scala, Pontone fino ai primi anni del XX secolo rientrava nel territorio del comune di Amalfi. Pittoresco villaggio collinare, era apprezzato sin dal Medioevo per la sua atmosfera rilassante; per tale motivo clero e nobiltà del Ducato Amalfitano predilessero questo borgo come luogo di soggiorno e relax. L’abitato è dominato da palazzi gentilizi, torri campanarie e chiese di notevole spessore artistico. La Chiesa di San Giovanni Battista, risalente al XII secolo e più volte rimaneggiata nel corso dei secoli successivi, conserva pregevoli dipinti cinquecenteschi e barocchi (tra cui un’interessante Circoncisione di Aniello Iannicelli del 1590), una consunta lastra tombale di Filippo Spina in abito cavalleresco con iscrizione del 1346. Anche la Chiesa di San Filippo Neri, sebbene risalga al X secolo, ha subito notevoli rimaneggiamenti nei secoli successivi; all’interno è conservato un pregevole pavimento maiolicato, tele barocche ed un crocifisso in stucco del XIV secolo. La Chiesa di Santa Maria del Carmine presenta una chiara impronta romanica ed è l’unico esempio in Costiera Amalfitana di un portico coperto a volta. Pontone, infine, è un ottimo punto di partenza per organizzare escursioni verso le altre località della Costa d’Amalfi, nonché, per gli appassionati della natura e dei sentieri montani, verso la Valle delle Ferriere e la famosa Torre dello Ziro, probabilmente realizzata nel XV secolo su uno sperone roccioso che domina gli abitati di Amalfi e Atrani e che ha legato la sua storia alle tragiche vicende di Giovanna d’Aragona, meglio conosciuta come Giovanna “la pazza”, andata in sposa al duca di Amalfi Alfonso Piccolomini, e lasciata morire di stenti insieme ai suoi figli nella torre per soffocare uno scandalo. La tragica storia di Giovanna d’Aragona ispirò numerosi romanzieri, come John Webster (“Tragedy of the Dutchesse of Amalfi”), Françoise Belleforest (“Histoire Tragique”) e Felipe Lope de Vega (“Comedia famosa y triste del Mayordomo de la Duquesa de Amalfi”).